Presentazione

Questo blog nasce da una giornata di formazione del Servizio di educativa scolastica del Comune di Quartu S. Elena. Troverete riflessioni, commenti, esperienze svolte da educatrici ed educatori che fanno parte della Cooperativa Cemea della Sardegna.

Esperti o parte del lavoro?
andrea

Fermiamoci un attimo, liberiamoci da falsi moralismi, dai concetti di lavoro di equipe e di collaborazione. Fingiamo di essere cavie da laboratorio dove, genitori e educatori, sono le variabili osservate. Cosa potrebbe osservare chi guarda? Riuscirebbe a capire qual è la variabile dipendente e quella indipendente? E dopo tante osservazioni, riuscirebbe a trovare una legge scientifica tanto valida da essere pubblicata in una rivista scientifica? L esperienza mi dice che, nonostante la bravura dell’osservatore, tutto ciò non sarebbe possibile. Ogni genitore porta il proprio bagaglio di esperienza e di vissuto, la propria sofferenza e le proprie difficoltà. Ogni genitore avrà le sue pecche e le sue illuminazioni. Qualcuno avrà approfondito la specifica disabilità del proprio figlio e si sarà lasciato cullare dalle aspettative o semplicemente, avrà perso totalmente la fiducia. Qualcun’altro si sarà lanciato tra le braccia dell’educatore come se fosse il salvatore o avrà visto quest ultimo come l’ennesima figura professionale che non capisce le esigenze familiari. Di contro, l’educatore potrebbe vedere il genitore come “quello che non fa abbastanza” o potrebbe fare delle scelte educative “ perchè l’ha detto il genitore”. Ma continuiamo a lasciare i falsi moralismi da parte, alzi la mano chi non ha mai pensato che “ è scontato che il ragazzo si comporti così, guarda chi si ritrova come genitore”. Ma allora, chi sono i genitori? Sono i primi esperti oppure sono parte del lavoro? La risposta sta nel levare il punto interrogativo e nel cambio della congiunzione. Sono i primi esperti e sono […]

SEI UN EDUCATORE? CIOE’? INSEGNANTE DI SOSTEGNO?
silvia

Oltre all’insegnante di sostegno esiste un’altra figura fondamentale per gli allievi in situazioni deficitarie, in grado di offrire un’assistenza specialistica: parliamo degli educatori . Spesso, quando si parla di questi due ruoli , all’interno del contesto scolastico, si crea una sorta di confusione generale, in molti non hanno ancora ben chiara la differenza, poiché entrambi intervengono nel processo di apprendimento del minore che usufruiscono della legge 104, ma in modo differente. Mentre l insegnante di sostegno ha un ruolo molto più formale improntato sulla didattica e sugli apprendimenti, l’educatore è più svincolato da questo aspetto, lui lavora per progetti educativi ha diverse possibilità ma le più importanti sono il miglioramento di diverse aree quali la comunicazione e la socializzazione, la gestione del comportamento e soprattutto l’autonomia. Questo da una parte favorisce il processo di inclusione del minore in carico e dall’altra offre la possibilità a tutti i compagni di classe di scoprire le proprie potenzialità e di condividere questo momento di crescita attraverso una continua proposta di attività. Ma cerchiamo bene di spiegare meglio chi è l educatore e di cosa si occupa tramite la testimonianza di un educatrice : “Sono ormai quasi 16 anni che lavoro come educatrice. È un mestiere complesso, in cui ci metti le mani, le gambe, la testa, la fatica e sembra che non basti mai. 16 anni di lavoro dove l’esperienza, questo grande e importante zaino che continuo a riempire quotidianamente, mi ha permesso di mettere da parte delle strategie utili. Diventa anche più […]

Il punto di vista

1 Il servizio educativo della 104 Il servizio nasce per far stare bene individui che si trovano in difficoltà, all’interno del contesto classe. Con classe si intendono compagni, docenti, ausiliari, spazi… L’obiettivo è costruire attraverso la relazione un progetto, come fosse un abito cucito su misura per superare le difficoltà. 2 Qual è il suo punto di forza Il suo punto di forza è quello di inserire all’interno del contesto scuola, la figura dell’educatore; una figura adulta che si pone nei confronti dell’utente centrando l’aspetto umano della relazione nel rapporto individuo-individuo 3 Qual è la tua idea di lavoro educativo Lavoro educativo per me vuol dire sviluppare al massimo le potenzialità della persona in difficoltà attraverso un prcesso graduale, bidirezionale, verso un obiettivo che appare come un orizzonte senza limiti. Per fare questo occorre impostare una relazione accogliente e versatile fondata sul rispetto della persona. 4 Dove svolgi la tua professione In una scuola primaria di secondo grado, in altri termini, scuola media. 5 Come concepisci la disabilità La disabilità la concepisco come una difficoltà che prescinde da certificazioni, che può riguardare chiunque, anche me stessa. È nella disabilità, intesa come difficoltà, che bisogna poi trovare i modi di vivere al meglio la situazione. Perchè questo avvenga occorre cambiare la prospettiva della visione della realtà, per assumere la consapevolezza dei limiti e delle possibilità che consentiranno di stare bene. 6 Come ti poni nei confronti degli utenti Mi pongo essenzialmente in maniera non giudicante. Lavoro sulla fiducia considerando che spesso, […]

La danza popolare quale motore di integrazione.
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I componenti di una classe non si scelgono tra loro, non è un gruppo di amici e non sono parenti , ma devono convivere insieme per diverse ore al giorno, per diversi anni. Mettere insieme tante anime diverse, soprattutto di adolescenti, crea spesso, delle polveriere che poi occorre gestire. In questa proposta si è scelto forse azzardando, di coinvolgere il gruppo in un percorso di danze popolari. L’ho definita azzardata, per diversi aspetti: -la percezione del proprio corpo: già in età preadolescenziale si notano difficoltà e resistenze a muoversi in uno spazio in maniera differente da quella solita ad esempio girare su sé stessi, camminare all’indietro, camminare evitando ostacoli, etc. Competenze motorie che dovrebbero essere già pienamente acquisite e che invece sono spesso carenti e deficitarie. -la paura di mostrarsi troppo, di esporsi, di fare notare debolezze con quelli che consideriamo sconosciuti. – il rifiuto di tutto ciò che è ignoto, poco conosciuto, fuori dai canoni, dalle mode e dalle proprie consuetudini. Insieme a tutto questo si devono aggiungere spazi inadeguati, attrezzature minime, insegnanti poco disponibili e tutto ciò che di respingente può avere la scuola secondaria di primo grado.   Ma la riflessione e la proposta successiva è nata soprattutto per smontare tutte queste difficoltà, con in più , la volontà  di creare un percorso che fosse davvero inclusivo, non solo per chi ha una disabilità conclamata, ma anche per chi è in difficoltà a relazionarsi con gli altri.   Questo percorso è durato un intero anno scolastico, con […]