Presentazione

Questo blog nasce da una giornata di formazione del Servizio di educativa scolastica del Comune di Quartu S. Elena. Troverete riflessioni, commenti, esperienze svolte da educatrici ed educatori che fanno parte della Cooperativa Cemea della Sardegna.

Diversamente Integrazione

Integrazione: Inserzione, incorporazione, assimilazione di un individuo, di una categoria, di un gruppo etnico in un ambiente sociale, in un’organizzazione, in una comunità etnica, in una società costituita La scuola è una una piccola società al cui interno ci sono mille sfumature diverse. Le mille sfumature dei colori che ne compongono il mondo. Queste mille sfumature sono le persone, ognuna con le proprie specificità contribuisce a costruire la società che siamo. Non sempre però tutti questi colori sono accolti nella medesima maniera, alcuni vengono “banditi” “relegati” negli angoli della società scuola, che non siano troppo evidenti a tutti, che non stonino nel quadro generale. Spesso la parola integrazione nel contesto scolastico viene svuotata del suo significato e ridefinita a piacimento. Alcuni dei ragazzi sono considerati inadatti all’ambiente, non sono in grado di comportarsi e di stare insieme agli altri, sono considerati elementi di disturbo che devono essere in qualche modo messi fuori gioco. Spesso si utilizza la modalità dell’esclusione da quelli che dovrebbero invece essere considerati momenti fondamentali dell’esperienza di crescita. In maniera particolare mi riferisco a quelle che in termini scolastici vengono definiti “viaggi d’istruzione”, se la persona in questione ha dei comportamenti poco consoni si pensa bene di escluderlo da questo dipo di percorso. Perchè viene definito viaggio d’istruzione se poi in realtà possono accedere solo quelle persone che il sistema scolastico definisce “idonee”? Il viaggio d’istruzione fa parte del percorso di studi ed è a mio parere il più completo, il più completo perchè si fonda sull’esperienza […]

Ogni tanto una gioia
sara

Oggi 25 Gennaio 2020 ore 8:30 suona la campanella  “drin drin”,  si comincia un altro giorno di lavoro. Forza e coraggio noi educatori siamo abituati alle  avventure. Ci sarà oggi il prof di inglese, di matematica? Questa mattina  sono piena  di energie e  di  idee  ho tante  attività da proporre  ai miei alunni, vediamo un po’ entro in classe e controllo… C’è un aria di serenità anche se  la classe è molto chiassosa  i ragazzi  parlano tra di loro con tono di voce molto alta, si avvicinano  e mi chiedono: <prof cosa  facciamo oggi manca la prof di  inglese!>. <Benissimo  oggi propongo  dei giochi da  tavolo in piccoli gruppi >. Sorrido,  gioisco e insieme  a me anche i ragazzi felici di  giocare  e divertirsi ma soprattutto condividere insieme  momenti di socializzazione  e  integrazione cercando di rispettare  le  regole  di gioco e convivenza. Finalmente  sono soddisfatta  di  questa  mattinata di lavoro, perché  spensieratezza, serenità , gioia e allegria,  divertimento  idee e attività, sono tutte  quelle  componenti che   l’educatore  solitamente  porta  dentro la  sua  valigia per poter svolgere al meglio il proprio lavoro.   Regalare  ai  ragazzi   tempo e attenzione, uno spazio a loro dedicato per socializzare e sperimentare, misurare e conoscere se stessi, favorendo così la socializzazione all’interno della classe puntando sulla cultura dell’inclusione. Sara Piscedda

stare a fianco..- 1^parte

Lavorando nel servizio di educativa scolastica da anni mi ritrovo, mio malgrado, a dover lavorare sulle materie scolastiche: italiano, geografia, storia, ma anche matematica, tecnologia…insomma un po’ tutte soprattutto se ci lavori da tanti anni… ma qui arriva il quid ogni volta: cos’ è l’affiancamento con quel minore e soprattutto come devo farlo con lui o lei? Ma ancora perchè io educatrice, per scelta, dovrei lavorare sulle materie scolastiche quando potrei fare tante altre cose con quel minore? Devo dire, innanzitutto che una delle prime riflessioni che faccio ogni volta è quella di capire con l’insegnante quali siano gli aspetti che ritiene fondamentali per il ragazzo/a; vedere come l’insegnante lavori con il gruppo per capire poi cosa posso metterci di mio, ma soprattutto se questo lavoro sia in linea con gli obiettivi generali del mio progetto educativo. E questo è forse l’aspetto fondante del perchè debba essere fatta anche questo a scuola. Quindi quella materia e quella parte di programma può tornare utile alla crescita di chi ho in carico? Considerando buona la risposta affermativa si parte dal fatto che l’attività venga svolta in classe, adattando quello che sta spiegando l’insegnante al ragazzo/a, spesso semplificando ciò che viene fatto o meglio utilizzando un linguaggio e dei percorsi che si adattino a come meglio apprende chi è vicino a me. Detto questo naturalmente le modalità cambiano da ragazzo a ragazzo come dipende dall’argomento o la materia, in linea di massima l’obiettivo è che gli elementi fondanti di quella materia diventino parte […]

104 Spazi
nicea

L’obiettivo della scuola, oltre quello prettamente culturale, dovrebbe essere quello di promuovere lo stato di benessere delle persone che la frequentano. Al fine di raggiungere tale scopo, uno degli aspetti da non trascurare sono i luoghi e gli spazi educativi. Ciò è ancora più importante quando si parla di persone con disabilità, con i cosiddetti “bisogni speciali”. Il luogo, di per se, non garantisce la buona riuscita di un intervento educativo senza, però, l’intenzione dell’educatore di porsi dalla parte dei destinatari, rendendoli quindi funzionali al proprio obiettivo. Ed è proprio in base ai diversi obiettivi che l’educatore si pone che si sceglie un luogo piuttosto che un altro, nei diversi momenti della mattinata. Non esiste una classifica di gradimento, infatti tutti i luoghi della scuola, aula, corridoio, palestra, giardino, laboratori, bagno compreso, si alternano per permettere ai ragazzi di poter fare le proprie esperienze nella maniera meno costrittiva possibile. Le prime ore del mattino, quelle durante le quali c’è, o almeno si spera, un grado di collaborazione maggiore da parte dei ragazzi, il nostro spazio di lavoro è solitamente la classe, con tutti i suoi lati positivi riguardanti l’iclusione nel gruppo classe, lo scambio di momenti affettuosi, la routine del prof che spiega, i compiti da svolgere, ecc. E’ certamente un momento di condivisone importante ma spesso fugace, effimero in quanto, dopo poco tempo, si rivela costrittivo, poco funzionale alle esigenze del minore e spesso si trasforma in fonte di agitazione e frustrazione. Ovviamente anche questo aspetto varia a seconda […]

Esperti o parte del lavoro?
andrea

Fermiamoci un attimo, liberiamoci da falsi moralismi, dai concetti di lavoro di equipe e di collaborazione. Fingiamo di essere cavie da laboratorio dove, genitori e educatori, sono le variabili osservate. Cosa potrebbe osservare chi guarda? Riuscirebbe a capire qual è la variabile dipendente e quella indipendente? E dopo tante osservazioni, riuscirebbe a trovare una legge scientifica tanto valida da essere pubblicata in una rivista scientifica? L esperienza mi dice che, nonostante la bravura dell’osservatore, tutto ciò non sarebbe possibile. Ogni genitore porta il proprio bagaglio di esperienza e di vissuto, la propria sofferenza e le proprie difficoltà. Ogni genitore avrà le sue pecche e le sue illuminazioni. Qualcuno avrà approfondito la specifica disabilità del proprio figlio e si sarà lasciato cullare dalle aspettative o semplicemente, avrà perso totalmente la fiducia. Qualcun’altro si sarà lanciato tra le braccia dell’educatore come se fosse il salvatore o avrà visto quest ultimo come l’ennesima figura professionale che non capisce le esigenze familiari. Di contro, l’educatore potrebbe vedere il genitore come “quello che non fa abbastanza” o potrebbe fare delle scelte educative “ perchè l’ha detto il genitore”. Ma continuiamo a lasciare i falsi moralismi da parte, alzi la mano chi non ha mai pensato che “ è scontato che il ragazzo si comporti così, guarda chi si ritrova come genitore”. Ma allora, chi sono i genitori? Sono i primi esperti oppure sono parte del lavoro? La risposta sta nel levare il punto interrogativo e nel cambio della congiunzione. Sono i primi esperti e sono […]

Il piccolo gruppo
alessandra

Quando si parla di scuola, si pensa in automatico ad una struttura piuttosto grande, suddivisa per classi in cui vi sono circa venti alunni disposti in due per banco che assistono ad un lezione frontale, perché questo è ciò che hanno vissuto i nostri genitori quando andavano a scuola, ed è quello che poi abbiamo vissuto anche noi. Ancora oggi la scuola funziona così e per questo pensiamo che sia statica, noiosa e poco stimolante, e che solo gli alunni veramente motivati a studiare possano sostenere questo tipo di lezioni. In reale difficoltà si trovano soprattutto i ragazzi e le ragazze portatori di handicap che per limiti fisici e/o cognitivi non possono reggere abitualmente questo tipo di lezioni. Qui entra in gioco l’educatore che deve chiedersi come facilitare e rendere possibile al proprio alunno il massimo apprendimento e sopratutto l’integrazione con i propri pari. Fra i vari strumenti a disposizione, lavorare in piccolo gruppo facilita il raggiungimento di questi obiettivi. Il piccolo gruppo è formato da quattro o cinque ragazzi e/o ragazze, e la scelta varia, può essere casuale o mirata, dipende dal lavoro che si vuol fare e dal tipo di obiettivo che ci si è prefissati. Ad esempio, quando il mio alunno, ha la necessità di lavorare su una materia, per ripassare o chiarire degli argomenti la mia scelta ricade su alcuni ragazzi che sono forti in quella materia e altri che lo sono meno, per far si che quelli più bravi possano aiutare e affiancare quelli meno […]

SEI UN EDUCATORE? CIOE’? INSEGNANTE DI SOSTEGNO?
silvia

Oltre all’insegnante di sostegno esiste un’altra figura fondamentale per gli allievi in situazioni deficitarie, in grado di offrire un’assistenza specialistica: parliamo degli educatori . Spesso, quando si parla di questi due ruoli , all’interno del contesto scolastico, si crea una sorta di confusione generale, in molti non hanno ancora ben chiara la differenza, poiché entrambi intervengono nel processo di apprendimento del minore che usufruiscono della legge 104, ma in modo differente. Mentre l insegnante di sostegno ha un ruolo molto più formale improntato sulla didattica e sugli apprendimenti, l’educatore è più svincolato da questo aspetto, lui lavora per progetti educativi ha diverse possibilità ma le più importanti sono il miglioramento di diverse aree quali la comunicazione e la socializzazione, la gestione del comportamento e soprattutto l’autonomia. Questo da una parte favorisce il processo di inclusione del minore in carico e dall’altra offre la possibilità a tutti i compagni di classe di scoprire le proprie potenzialità e di condividere questo momento di crescita attraverso una continua proposta di attività. Ma cerchiamo bene di spiegare meglio chi è l educatore e di cosa si occupa tramite la testimonianza di un educatrice : “Sono ormai quasi 16 anni che lavoro come educatrice. È un mestiere complesso, in cui ci metti le mani, le gambe, la testa, la fatica e sembra che non basti mai. 16 anni di lavoro dove l’esperienza, questo grande e importante zaino che continuo a riempire quotidianamente, mi ha permesso di mettere da parte delle strategie utili. Diventa anche più […]

I migliori alleati di un educatore a scuola
ester

Quando entri in classe e non ti senti solo, ma ti senti parte di quel gruppo, ricevi una marcia in piu’ che è impagabile, e se ti senti parte di quel gruppo sarà quasi naturale far sentire anche il minore in quella situazione; avere un buon rapporto con tutta la classe penso sia un ottimo esempio di socialità per tutti ed un sostegno psicologico indispensabile per il nostro lavoro, che si riflette di conseguenza, positivamente sul nostro ragazzo. Penso sia bellissimo entrare in classe al rientro delle vacanze ed essere abbracciati dal nostro ragazzo e poi a catena tutti insieme i suoi compagni. Per spiegarmi ancora meglio: “ciao Ester quando entri in classe porti il sole”. Queste le parole dei compagni di classe di M. al mio ingresso in classe la scorsa settimana. Se è vero che ancora mi emoziona la sensazione di benessere datami da quelle parole è anche vero che presumibilmente anche noi diamo qualcosa di positivo a loro e questo gratifica professionalmente e personalmente. Significa che possiamo fare affidamento sulla classe per agire sul minore, significa che ci vedono come risorsa positiva, cosi’ come noi vediamo loro. Le compagne/i di classe sono una risorsa fondamentale per l’educatore a scuola, sono degli alleati formidabili, a volte un po’ furbetti, perché sanno che l’educatore puo’ fare dei piccoli gruppi e portarli fuori dalla classe o fare attività alternative alla lezione. Cercano di trarre vantaggio dal nostro intervento ma viene offerta loro in cambio, una risorsa ancora piu’ grande ed […]

Laureata in inciampi educativi (vecchio ordinamento)
immagine articolo franci cadeddu

Sono un’educatrice, lavoro nella scuola media. COSA FAI?? ….l’educatrice. MA TIPO INSEGNANTE DI SOSTEGNO? ….no, siamo figure diverse con competenze diverse. E LO FAI PER LAVORO? ……. Ecco qui, ci risiamo….sono laureata in scienze dell’educazione,ma le persone ancora non conoscono questa figura professionale. Lavoro con ragazzi con disabilità. Lavoro per promuovere la loro integrazione e anche per promuovere il giusto rispetto che tutti dovremmo avere nei confronti del prossimo. Non sono pagata dal Ministero dell’istruzione; il Comune della mia città si occupa di questo servizio. Forse è qui che nascono tutti i problemi; ho sempre avuto la triste sensazione di essere un’ospite a scuola…no, aspettate…io SONO un’ospite a scuola!! Le mie idee sull’inclusione e sull’integrazione devono sempre trovare l’approvazione dei veri “padroni” della scuola; ”vorrei organizzare una caccia al tesoro in giardino” ”NOOOOOO IN GIARDINO NO!!!NON ABBIAMO L’ASSICURAZIONE” “vorrei portare un piccolo gruppo a fare la spesa al mercato” NOOOOOO!!! TROPPO COMPLICATOOOO!!TROPPI DOCUMENTI DA FIRMAREEEEE!!!… vorrei proporre un laboratorio di decorazione di biscotti……. NOOOOOOO!!! .CHE POI ARRIVANO I TOPIII!!… come i topi, noi puliamo tutto… NOOO ARRIVANO LO STESSOOO!!!! “guardate che bello!! abbiamo decorato la porta della classe!!” NOOOOOO TOGLIETE SUBITO TUTTO!! NON è IGNIFUGOOOO!!!! (le vocali aggiuntive sono reali; più le mie richieste sembrano folli, più le vocali aumentano). Insomma, i miei progetti, le mie idee si scontrano spesso con la dura realtà scolastica fatta di assicurazioni, pericoli di vario genere, punizioni, verifiche…DIDATTICA. Lavoriamo tutti per uno stesso obiettivo? Non lo so… Quand’anche le divinità della volta celeste mi […]

Il punto di vista

1 Il servizio educativo della 104 Il servizio nasce per far stare bene individui che si trovano in difficoltà, all’interno del contesto classe. Con classe si intendono compagni, docenti, ausiliari, spazi… L’obiettivo è costruire attraverso la relazione un progetto, come fosse un abito cucito su misura per superare le difficoltà. 2 Qual è il suo punto di forza Il suo punto di forza è quello di inserire all’interno del contesto scuola, la figura dell’educatore; una figura adulta che si pone nei confronti dell’utente centrando l’aspetto umano della relazione nel rapporto individuo-individuo 3 Qual è la tua idea di lavoro educativo Lavoro educativo per me vuol dire sviluppare al massimo le potenzialità della persona in difficoltà attraverso un prcesso graduale, bidirezionale, verso un obiettivo che appare come un orizzonte senza limiti. Per fare questo occorre impostare una relazione accogliente e versatile fondata sul rispetto della persona. 4 Dove svolgi la tua professione In una scuola primaria di secondo grado, in altri termini, scuola media. 5 Come concepisci la disabilità La disabilità la concepisco come una difficoltà che prescinde da certificazioni, che può riguardare chiunque, anche me stessa. È nella disabilità, intesa come difficoltà, che bisogna poi trovare i modi di vivere al meglio la situazione. Perchè questo avvenga occorre cambiare la prospettiva della visione della realtà, per assumere la consapevolezza dei limiti e delle possibilità che consentiranno di stare bene. 6 Come ti poni nei confronti degli utenti Mi pongo essenzialmente in maniera non giudicante. Lavoro sulla fiducia considerando che spesso, […]

Il laboratorio di cucina
cucina

Le attività e i laboratori di cucina danno l’opportunità di compiere azioni educative in grado di stimolare lo sviluppo spico-fisico, la socializzazione, le autonomie e il bagaglio culturale. Usare le mani significa promuovere il “creare e realizzare”. Attraverso i laboratori di cucina è possibile veicolare anche un il principio di stagionalità dei prodotti del proprio territorio. Attraverso la preparazione scelta, si permette di manipolare i vari ingredienti, sperimentare sapori, rafforzare la cooperazione nel gruppo e condividendo il risultato nel momento di convivialità si facilita notevolmente la socializzazione. Tipo di laboratorio: laboratorio di cucina Obiettivi: durante l’attività è possibile facilitare e promuovere la socializzazione, la cooperazione, la manipolazione, le autonomie, la conoscenza di strumenti nuovi e un nuovo approccio all’apprendimento didattico delle misure. Educare ad una alimentazione corretta, promuovere la manualità, aumentare l’autostima e le autonomie emotive, conoscenza di se e sviluppo cognitivo. Modalità operative: le attività di cucina sono pensate per un piccolo gruppo in un ambiente che permetta la libertà di movimento. È necessaria la presenza di un tavolo o la possibilità di crearlo con l’ unione di banchi. Gli strumenti necessari quali frullatore, bilancia, mestoli ecc e gli ingredienti devono essere disposti e presentati ai minori. Gli ingredienti che serviranno alla realizzazione delle ricette (biscotti, pasta fresca, macedonie ecc) è preferibile che siano in parte portati dai ragazzi affinché si rafforzi la partecipazione e il coinvolgimento al laboratorio. Il piccolo gruppo dovrà possibilmente cambiare di volta in volta per permettere al minore di relazionarsi man mano con il […]

Il tempo nel contesto educativo
iltempo

“Il tempo vola” chi non ha mai sentito quest’espressione che, nella maggior parte dei casi, si rivela essere veritiera? “ il tempo vola quando ci si diverte!” anche quest’espressione è celebre, e probabilmente più completa della precedente. Infatti bisogna trovare effettivamente la chiave giusta per far volare questo tempo, che altrimenti rischia di impigrirsi e rallentarsi fino quasi a stramazzare al suolo, morto. Sopratutto in un contesto come quello educativo c’è un fattore fondamentale che riguarda il tempo: la sua percezione. Il tempo non scorre allo stesso modo per tutti, in effetti, ed è quindi necessario far si che il ticchettio dell’orologio sulla parete non sia troppo assordante. Per alcuni, il tempo è proprio pesante, come un elefante sul groppone, ed è difficile avere pazienza e cercare di farselo amico. Certe volte si vuole solo finire il prima possibile, si vuole tornare a casa, ci si vuole riposare, non fare niente. Allora bisogna chiedere l’aiuto di un grande alleato nella corsa contro questa percezione pessimistica del tempo pesante : l’organizzazione. Se la percezione inizialmente può essere un fattore negativo legato al tempo nella sfera educativa, l’organizzazione può fargli da contro peso ed essere quindi il fattore positivo che bilancia di nuovo tutto in maniera armoniosa. È necessario che non ci siano tempi morti, tutto deve essere incastrato al meglio come la migliore partita di tetris del mondo. Attenzione però a non sovraccaricare troppo. I tempi scolastici sono quasi sempre percepiti come lunghi e noiosi, sta quindi a noi rivoluzionare questa […]

Una formazione permanente
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Il ruolo dell’educatore è un ruolo in continua evoluzione, mai ci si può considerare arrivati e mai si può aver la presunzione di avere la formula giusta e infallibile per poter svolgere il proprio lavoro. La variabilità interindividuale tra le persone con cui si ha a che fare è talmente ampia che ciò che può funzionare con l’uno può diventare frustrante per l’altro. Va da se che tutto quel che abbiamo studiato per conseguire il titolo all’università, per quanto possa essere utile nel creare le nostre riflessioni, va arricchito da ulteriori strumenti sia pratici che teorici che possano incrementare le nostre proposte sia in fase di progetto sia nella pratica quotidiana. Quali strade possiamo prendere noi aspiranti educatori una volta usciti dall’università? La prima è sicuramente quella che ci porta ad acquisire delle tecniche spendibili con persone di diverse età, capacità, interessi, delle tecniche che partano dal semplice e immediato e che ci aiutino a sperimentare e creare proposte calibrate ad hoc per le persone che l’educatore accompagna nei percorsi di crescita. La seconda, strettamente legata alla prima, è quella dell’approfondimento teorico delle metodologie che ci permettano di utilizzare al meglio le tecniche e gli strumenti che stiamo via via facendo nostri. Conoscere la storia e l’evoluzione del pensiero di coloro che hanno evidenziato l’importanza delle esperienze individuali nei processi di crescita, ci fornirà sicuramente delle lenti molate ad hoc per osservare i contesti con i quali ci confrontiamo. Le due strade si incontrano in una terza che è quella […]

La danza popolare quale motore di integrazione.
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I componenti di una classe non si scelgono tra loro, non è un gruppo di amici e non sono parenti , ma devono convivere insieme per diverse ore al giorno, per diversi anni. Mettere insieme tante anime diverse, soprattutto di adolescenti, crea spesso, delle polveriere che poi occorre gestire. In questa proposta si è scelto forse azzardando, di coinvolgere il gruppo in un percorso di danze popolari. L’ho definita azzardata, per diversi aspetti: -la percezione del proprio corpo: già in età preadolescenziale si notano difficoltà e resistenze a muoversi in uno spazio in maniera differente da quella solita ad esempio girare su sé stessi, camminare all’indietro, camminare evitando ostacoli, etc. Competenze motorie che dovrebbero essere già pienamente acquisite e che invece sono spesso carenti e deficitarie. -la paura di mostrarsi troppo, di esporsi, di fare notare debolezze con quelli che consideriamo sconosciuti. – il rifiuto di tutto ciò che è ignoto, poco conosciuto, fuori dai canoni, dalle mode e dalle proprie consuetudini. Insieme a tutto questo si devono aggiungere spazi inadeguati, attrezzature minime, insegnanti poco disponibili e tutto ciò che di respingente può avere la scuola secondaria di primo grado.   Ma la riflessione e la proposta successiva è nata soprattutto per smontare tutte queste difficoltà, con in più , la volontà  di creare un percorso che fosse davvero inclusivo, non solo per chi ha una disabilità conclamata, ma anche per chi è in difficoltà a relazionarsi con gli altri.   Questo percorso è durato un intero anno scolastico, con […]