Presentazione

Questo blog nasce da una giornata di formazione del Servizio di educativa scolastica del Comune di Quartu S. Elena. Troverete riflessioni, commenti, esperienze svolte da educatrici ed educatori che fanno parte della Cooperativa Cemea della Sardegna.

Ogni tanto una gioia
sara

Oggi 25 Gennaio 2020 ore 8:30 suona la campanella  “drin drin”,  si comincia un altro giorno di lavoro. Forza e coraggio noi educatori siamo abituati alle  avventure. Ci sarà oggi il prof di inglese, di matematica? Questa mattina  sono piena  di energie e  di  idee  ho tante  attività da proporre  ai miei alunni, vediamo un po’ entro in classe e controllo… C’è un aria di serenità anche se  la classe è molto chiassosa  i ragazzi  parlano tra di loro con tono di voce molto alta, si avvicinano  e mi chiedono: <prof cosa  facciamo oggi manca la prof di  inglese!>. <Benissimo  oggi propongo  dei giochi da  tavolo in piccoli gruppi >. Sorrido,  gioisco e insieme  a me anche i ragazzi felici di  giocare  e divertirsi ma soprattutto condividere insieme  momenti di socializzazione  e  integrazione cercando di rispettare  le  regole  di gioco e convivenza. Finalmente  sono soddisfatta  di  questa  mattinata di lavoro, perché  spensieratezza, serenità , gioia e allegria,  divertimento  idee e attività, sono tutte  quelle  componenti che   l’educatore  solitamente  porta  dentro la  sua  valigia per poter svolgere al meglio il proprio lavoro.   Regalare  ai  ragazzi   tempo e attenzione, uno spazio a loro dedicato per socializzare e sperimentare, misurare e conoscere se stessi, favorendo così la socializzazione all’interno della classe puntando sulla cultura dell’inclusione. Sara Piscedda

stare a fianco..- 1^parte

Lavorando nel servizio di educativa scolastica da anni mi ritrovo, mio malgrado, a dover lavorare sulle materie scolastiche: italiano, geografia, storia, ma anche matematica, tecnologia…insomma un po’ tutte soprattutto se ci lavori da tanti anni… ma qui arriva il quid ogni volta: cos’ è l’affiancamento con quel minore e soprattutto come devo farlo con lui o lei? Ma ancora perchè io educatrice, per scelta, dovrei lavorare sulle materie scolastiche quando potrei fare tante altre cose con quel minore? Devo dire, innanzitutto che una delle prime riflessioni che faccio ogni volta è quella di capire con l’insegnante quali siano gli aspetti che ritiene fondamentali per il ragazzo/a; vedere come l’insegnante lavori con il gruppo per capire poi cosa posso metterci di mio, ma soprattutto se questo lavoro sia in linea con gli obiettivi generali del mio progetto educativo. E questo è forse l’aspetto fondante del perchè debba essere fatta anche questo a scuola. Quindi quella materia e quella parte di programma può tornare utile alla crescita di chi ho in carico? Considerando buona la risposta affermativa si parte dal fatto che l’attività venga svolta in classe, adattando quello che sta spiegando l’insegnante al ragazzo/a, spesso semplificando ciò che viene fatto o meglio utilizzando un linguaggio e dei percorsi che si adattino a come meglio apprende chi è vicino a me. Detto questo naturalmente le modalità cambiano da ragazzo a ragazzo come dipende dall’argomento o la materia, in linea di massima l’obiettivo è che gli elementi fondanti di quella materia diventino parte […]

104 Spazi
nicea

L’obiettivo della scuola, oltre quello prettamente culturale, dovrebbe essere quello di promuovere lo stato di benessere delle persone che la frequentano. Al fine di raggiungere tale scopo, uno degli aspetti da non trascurare sono i luoghi e gli spazi educativi. Ciò è ancora più importante quando si parla di persone con disabilità, con i cosiddetti “bisogni speciali”. Il luogo, di per se, non garantisce la buona riuscita di un intervento educativo senza, però, l’intenzione dell’educatore di porsi dalla parte dei destinatari, rendendoli quindi funzionali al proprio obiettivo. Ed è proprio in base ai diversi obiettivi che l’educatore si pone che si sceglie un luogo piuttosto che un altro, nei diversi momenti della mattinata. Non esiste una classifica di gradimento, infatti tutti i luoghi della scuola, aula, corridoio, palestra, giardino, laboratori, bagno compreso, si alternano per permettere ai ragazzi di poter fare le proprie esperienze nella maniera meno costrittiva possibile. Le prime ore del mattino, quelle durante le quali c’è, o almeno si spera, un grado di collaborazione maggiore da parte dei ragazzi, il nostro spazio di lavoro è solitamente la classe, con tutti i suoi lati positivi riguardanti l’iclusione nel gruppo classe, lo scambio di momenti affettuosi, la routine del prof che spiega, i compiti da svolgere, ecc. E’ certamente un momento di condivisone importante ma spesso fugace, effimero in quanto, dopo poco tempo, si rivela costrittivo, poco funzionale alle esigenze del minore e spesso si trasforma in fonte di agitazione e frustrazione. Ovviamente anche questo aspetto varia a seconda […]

Il piccolo gruppo
alessandra

Quando si parla di scuola, si pensa in automatico ad una struttura piuttosto grande, suddivisa per classi in cui vi sono circa venti alunni disposti in due per banco che assistono ad un lezione frontale, perché questo è ciò che hanno vissuto i nostri genitori quando andavano a scuola, ed è quello che poi abbiamo vissuto anche noi. Ancora oggi la scuola funziona così e per questo pensiamo che sia statica, noiosa e poco stimolante, e che solo gli alunni veramente motivati a studiare possano sostenere questo tipo di lezioni. In reale difficoltà si trovano soprattutto i ragazzi e le ragazze portatori di handicap che per limiti fisici e/o cognitivi non possono reggere abitualmente questo tipo di lezioni. Qui entra in gioco l’educatore che deve chiedersi come facilitare e rendere possibile al proprio alunno il massimo apprendimento e sopratutto l’integrazione con i propri pari. Fra i vari strumenti a disposizione, lavorare in piccolo gruppo facilita il raggiungimento di questi obiettivi. Il piccolo gruppo è formato da quattro o cinque ragazzi e/o ragazze, e la scelta varia, può essere casuale o mirata, dipende dal lavoro che si vuol fare e dal tipo di obiettivo che ci si è prefissati. Ad esempio, quando il mio alunno, ha la necessità di lavorare su una materia, per ripassare o chiarire degli argomenti la mia scelta ricade su alcuni ragazzi che sono forti in quella materia e altri che lo sono meno, per far si che quelli più bravi possano aiutare e affiancare quelli meno […]

I migliori alleati di un educatore a scuola
ester

Quando entri in classe e non ti senti solo, ma ti senti parte di quel gruppo, ricevi una marcia in piu’ che è impagabile, e se ti senti parte di quel gruppo sarà quasi naturale far sentire anche il minore in quella situazione; avere un buon rapporto con tutta la classe penso sia un ottimo esempio di socialità per tutti ed un sostegno psicologico indispensabile per il nostro lavoro, che si riflette di conseguenza, positivamente sul nostro ragazzo. Penso sia bellissimo entrare in classe al rientro delle vacanze ed essere abbracciati dal nostro ragazzo e poi a catena tutti insieme i suoi compagni. Per spiegarmi ancora meglio: “ciao Ester quando entri in classe porti il sole”. Queste le parole dei compagni di classe di M. al mio ingresso in classe la scorsa settimana. Se è vero che ancora mi emoziona la sensazione di benessere datami da quelle parole è anche vero che presumibilmente anche noi diamo qualcosa di positivo a loro e questo gratifica professionalmente e personalmente. Significa che possiamo fare affidamento sulla classe per agire sul minore, significa che ci vedono come risorsa positiva, cosi’ come noi vediamo loro. Le compagne/i di classe sono una risorsa fondamentale per l’educatore a scuola, sono degli alleati formidabili, a volte un po’ furbetti, perché sanno che l’educatore puo’ fare dei piccoli gruppi e portarli fuori dalla classe o fare attività alternative alla lezione. Cercano di trarre vantaggio dal nostro intervento ma viene offerta loro in cambio, una risorsa ancora piu’ grande ed […]

Laureata in inciampi educativi (vecchio ordinamento)
immagine articolo franci cadeddu

Sono un’educatrice, lavoro nella scuola media. COSA FAI?? ….l’educatrice. MA TIPO INSEGNANTE DI SOSTEGNO? ….no, siamo figure diverse con competenze diverse. E LO FAI PER LAVORO? ……. Ecco qui, ci risiamo….sono laureata in scienze dell’educazione,ma le persone ancora non conoscono questa figura professionale. Lavoro con ragazzi con disabilità. Lavoro per promuovere la loro integrazione e anche per promuovere il giusto rispetto che tutti dovremmo avere nei confronti del prossimo. Non sono pagata dal Ministero dell’istruzione; il Comune della mia città si occupa di questo servizio. Forse è qui che nascono tutti i problemi; ho sempre avuto la triste sensazione di essere un’ospite a scuola…no, aspettate…io SONO un’ospite a scuola!! Le mie idee sull’inclusione e sull’integrazione devono sempre trovare l’approvazione dei veri “padroni” della scuola; ”vorrei organizzare una caccia al tesoro in giardino” ”NOOOOOO IN GIARDINO NO!!!NON ABBIAMO L’ASSICURAZIONE” “vorrei portare un piccolo gruppo a fare la spesa al mercato” NOOOOOO!!! TROPPO COMPLICATOOOO!!TROPPI DOCUMENTI DA FIRMAREEEEE!!!… vorrei proporre un laboratorio di decorazione di biscotti……. NOOOOOOO!!! .CHE POI ARRIVANO I TOPIII!!… come i topi, noi puliamo tutto… NOOO ARRIVANO LO STESSOOO!!!! “guardate che bello!! abbiamo decorato la porta della classe!!” NOOOOOO TOGLIETE SUBITO TUTTO!! NON è IGNIFUGOOOO!!!! (le vocali aggiuntive sono reali; più le mie richieste sembrano folli, più le vocali aumentano). Insomma, i miei progetti, le mie idee si scontrano spesso con la dura realtà scolastica fatta di assicurazioni, pericoli di vario genere, punizioni, verifiche…DIDATTICA. Lavoriamo tutti per uno stesso obiettivo? Non lo so… Quand’anche le divinità della volta celeste mi […]

Il tempo nel contesto educativo
iltempo

“Il tempo vola” chi non ha mai sentito quest’espressione che, nella maggior parte dei casi, si rivela essere veritiera? “ il tempo vola quando ci si diverte!” anche quest’espressione è celebre, e probabilmente più completa della precedente. Infatti bisogna trovare effettivamente la chiave giusta per far volare questo tempo, che altrimenti rischia di impigrirsi e rallentarsi fino quasi a stramazzare al suolo, morto. Sopratutto in un contesto come quello educativo c’è un fattore fondamentale che riguarda il tempo: la sua percezione. Il tempo non scorre allo stesso modo per tutti, in effetti, ed è quindi necessario far si che il ticchettio dell’orologio sulla parete non sia troppo assordante. Per alcuni, il tempo è proprio pesante, come un elefante sul groppone, ed è difficile avere pazienza e cercare di farselo amico. Certe volte si vuole solo finire il prima possibile, si vuole tornare a casa, ci si vuole riposare, non fare niente. Allora bisogna chiedere l’aiuto di un grande alleato nella corsa contro questa percezione pessimistica del tempo pesante : l’organizzazione. Se la percezione inizialmente può essere un fattore negativo legato al tempo nella sfera educativa, l’organizzazione può fargli da contro peso ed essere quindi il fattore positivo che bilancia di nuovo tutto in maniera armoniosa. È necessario che non ci siano tempi morti, tutto deve essere incastrato al meglio come la migliore partita di tetris del mondo. Attenzione però a non sovraccaricare troppo. I tempi scolastici sono quasi sempre percepiti come lunghi e noiosi, sta quindi a noi rivoluzionare questa […]